14 settembre 2011

Campioni si diventa

Nemmeno il tempo di rifiatare, nemmeno il tempo di godersi la vittoria nell’esordio in campionato contro il Cesena, che è già tempo di scendere nuovamente in campo. Tutto o pronto o quasi per il grande ritorno del Napoli nell’olimpo dei campioni: 21 anni dopo quella cocente eliminazione nel freddo di Mosca. Napoli sconfitto dallo Spartak, con Maradona - reduce da polemiche con la società e a corto di allenamenti con la squadra - che entra in campo solo a partita iniziata. Troppo tardi per cambiare le sorti di quel Napoli, che non seppe replicare tra i campioni d’Europa, tutto il bello che aveva fatto vedere in Italia.

Da allora, anno più, anno meno, è cominciato il declino. Di Maradona e del Napoli, insieme o quasi.
Entrambi finiti nel baratro (umano per il primo, calcistico per il secondo). Ci sono voluti 21 anni perché la sorte concedesse ai partenopei l’occasione di una rivincita. Avversario di turno il Manchester City di Roberto Mancini, direttamente nel suo Eithad Stadium (tanto per rendere ancora più difficili le cose) e con tutta la sua schiera di campionissimi da Dzeko ad Aguero (proprio lui, il genero di Maradona, pensa un po’ le traiettorie beffarde del destino), passando per Tevez, Silva, Nasri, l’irrequieto Balotelli e tanti altri ancora.

Nomi che solo a pronunciarli fanno venire i brividi (calcisticamente parlando, s’intende). Una squadra che ha cominciato a suon di goal il campionato inglese e che ha tutta la voglia di candidarsi tra le favorite di questa Champion’s League. Ha atteso fin troppo tempo lo sceicco arabo Mansur bin Zayd Al Nahyan, proprietario del club dal 2008, considerando la mole dei suoi investimenti: almeno 300 milioni di euro in tre anni, senza raccogliere granché, se si esclude la FA CUP dello scorso anno (primo trofeo dopo 35 anni).

Cifre e numeri astronomici, a confronto dei quali, appare ancora più piccolo il Napoli dei miracoli, risorto dalle ceneri del fallimento, appena 7 anni fa, e risalito dalla C alla Champions in tempi da record. Non può puntare troppo in alto questo Napoli di Champions. Sarebbe un azzardo solo pensarlo. Troppo proibitivo il girone di qualificazione (Bayern Monaco e Villareal, oltre ai Citizens) per potersi solo considerare a portata di qualificazione. Ma sotto, sotto – c’è da scommetterci – Mazzari e i suoi ci sperano. E di certo ci proveranno. Con la sfrontatezza di chi non ha niente da perdere. Con la tenacia di chi non ama farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Con la sicurezza di chi è consapevole dei propri limiti, ma non ha paura di superarli. E di superarsi. Ancora una volta. Perché campioni non sempre si nasce. Campioni qualche volta si diventa.

E allora forza Napoli. E non solo perché siamo napoletani. Ma soprattutto perché ci piace l’idea di un calcio in cui, competenza e programmazione, unite a cuore e tattica, possano davvero fare la differenza. Con buona pace di sceicchi e magnati.

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